Ciò che non aggiunge valore non merita di stare nella tua vita

Ciò che di solito viene frainteso  del minimalismo è questo: scegliere di vivere con poche cose non vuol dire vivere scomodi. Il minimalismo non toglie niente, ma, al contrario, aggiunge.

Ogni effetto personale è scelto proprio per questo motivo, perché ha uno scopo e, in qualche modo, aggiunge valore alla nostra quotidianità. Ogni componente tecnologico, abito, libro, utensile, ha la sua motivazione e migliora il nostro tempo, aumentandone la qualità.

Il minimalismo, in poche parole, consente di riconoscere ciò che aggiunge valore e ci permette di eliminare tutto quello che crea spreco di tempo, frustrazione, ingombro e malessere.

Davanti a ogni nuovo acquisto, oppure di fronte a quello che già possediamo, dobbiamo porci una semplice domanda: aggiunge valore alla mia vita? Se la risposta è sì, qualunque oggetto sia, allora merita di rimanere, altrimenti si trasformerà presto nell’ennesimo e inutile fardello che porta complicazioni più che qualità. Inoltre, non ci sono oggetti giusti o sbagliati, ci siamo solo noi e i nostri gusti. Tutto dipende dalla nostra idea di valore che è variabile sulla base di numerosi fattori.

Lo stesso discorso si può fare per tutte le altre sfere della vita: relazioni, azioni, compiti, obiettivi, abitudini. Aggiungono valore? Sono solo uno spreco di tempo? Ci fanno sentire appagati oppure creano in noi un senso di malessere? In base alle risposte decideremo cosa tenere e cosa non vale la pena ricorrere, sprecando energie che possono essere impiegate in maniera migliore.

Bisogna ricordarsi una cosa, però: ciò che aggiunge valore oggi non è detto che lo aggiunga sempre. Periodicamente bisogna porsi di nuovo la domanda. La vita è in continuo movimento, i nostri gusti non sono statici. Tutto, per fortuna, cambia e si trasforma.

Quando le cose si mettono male

Può capitare (e capita spesso) che pur sapendo che qualcosa non migliora la nostra vita non riusciamo a sbarazzarcene in nessun modo, trovando qualsiasi scusa e giustificazione per tenere ciò che ci danneggia all’interno della nostra vita. Naturalmente non parlo di oggetti: in questo caso, di solito, dopo un leggero blocco iniziale si riesce a procedere e a entrare nel meccanismo razionalizzando e togliendo agli agli oggetti i significati esterni che gli vengono attribuiti (ti ho parlato meglio della questione dei significati degli oggetti in questo articolo, se ti interessa approfondire).

Ci sono ambiti, però, dove è molto più difficile andare ad agire, come le cattive abitudini e gli schemi comportamentali rigidi e ripetitivi. Tutti sappiamo che un’alimentazione scorretta crea un danno alla salute e non migliora affatto la nostra vita, eppure non riusciamo a controllarci.  Stessa cosa per tutte le altre dipendenze, dalle sostanze a quelle comportamentali.

Cosa fare, allora, quando le cose si mettono male e rimaniamo impantanati all’interno del nostro solito schema pur sapendo che ci danneggia? Io ho trovato due fedeli alleati nella psicoterapia e nella mindfulness, quest’ultima praticata da sola e a costo zero. Entrambe, in modi diversi, ci rendono capaci di guardare il nostro interno e di capire quale bisogno reale soddisfa la nostra cattiva abitudine, per poi raggiungere il soddisfacimento del bisogno in questione in maniera sana. Con la mindfulness, inoltre, possiamo imparare ad accettare e a non giudicare (né negativamente né positivamente) qualsiasi nostro stato interno, dato che è fuggevole e momentaneo. 

La combinazione di queste tre cose (minimalismo + terapia + mindfulness) è la mia personale chiave per creare una vita di valore, cercando di eliminare tutto quello che crea solamente del danno. Ci vuole tempo, pazienza e accettazione, ma con il tempo si riesce a eliminare quello che prima si reputava impensabile. 

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